I fattori ESG
L’attenzione verso l’ambiente è, ad oggi, uno dei leitmotiv più ricorrenti nella politica internazionale. Dal Climate Strike messo in atto da una ragazza con le trecce che tutti conosciamo – e che ha smosso le coscienze di metà del globo – sempre più aziende multinazionali, ma anche gli stessi Stati, hanno compiuto delle manovre agili per integrare la politica del clima nelle loro strategie di governance. Il tutto è stato poi concretizzato in legislazioni sempre più stringenti: questo perché ci si è resi conto che il tipping point si stava avvicinando concretamente. Segnato all’inizio del 2050, il punto di non ritorno sarebbe costato al pianeta, e a tutti noi, la sua esistenza per come lo conosciamo. In questo panorama si sono andate sempre più definendo, sia nella PA che nelle aziende, delle figure preposte al calcolo degli impatti ESG – enviromental, social and governance – con il compito di facilitare la transizione verso un futuro più pulito, più attento verso le persone ed il pianeta. Sono i sustainability managers, che in seguito al D.Lgs. 30 dicembre 2016 n. 254 che attua la direttiva internazionale 2014/95/UE sono diventati i diretti responsabili di tutte quelle dichiarazioni non finanziarie che riguardano i temi ambientali e sociali, attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani e alla lotta contro la corruzione attiva e passiva.
Il Sustainability Manager, chi è?
Ma che cosa fa nel concreto un sustainability manager? In generale, può essere identificato come una figura mista tra un CSR manager ed un HR manager: ha competenze di gestione ambientale e dei fornitori, ma anche conoscenze sulla sicurezza dei lavoratori, dei prodotti e delle pari opportunità. Nello specifico, le competenze del sustainability manager, in analogia a quanto riportato da INAPP (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche) per i CSR Manager, possono essere suddivise in due tipologie: verticali e orizzontali. Le prime sono competenze manageriali e tecniche, che vanno dalle capacità organizzative alla leadership, le seconde riguardano invece le competenze sociali e soft, cioè le capacità relazionali e di comunicazione. Le skills richieste sono numerose. Volendo riassumerle brevemente esse sono:
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possesso di una laurea specialistica in materie economiche, gestionali ed ambientali;
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possesso preferenziale di titoli riferibili a dottorati di ricerca o master specificamente dedicati al tema del “sustainable management”;
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esperienza pluriennale nell’ambito della gestione degli aspetti connessi alla sostenibilità presso aziende o presso società di consulenza;
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ottima conoscenza lingua inglese;
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conoscenza delle norme ISO dedicate alla gestione ambientale, alla gestione della salute e sicurezza, alla gestione della qualità, alla gestione dei temi sociali ed alla gestione del rischio e alla conduzione di audit;
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ottime capacità di comunicazione e spiccate doti relazionali;
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ottime capacità analitiche, di rendicontazione e di problem solving;
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grande autonomia organizzativa e capacità di coordinamento di team di persone;
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possesso di una visione strategica e orientamento alla gestione delle esigenze degli stakeholder;
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attitudine alla crescita professionale, creatività ed intraprendenza.
Cosa riserva il futuro
Nonostante questa figura stia in qualche modo andando definendosi, è una posizione che, in futuro immediato, verrà sempre più richiesta e ricercata. Non solo “volontariamente”: proprio a causa di queste leggi stringenti nel breve periodo nessuno potrà più farne a meno. Non solo le aziende quotate, ma anche quelle non quotate egli enti pubblici necessiteranno di questa nuova figura. Andrà inoltre definendosi più chiaramente anche tutto il mercato di assunzione per questa categoria, che per adesso è ancora in fase di assestamento: le oscillazioni di stipendio annuale sono considerate fra 80mila e 120mila euro. Come diventare un sustainability manager dunque? Ad oggi, esistono moltissimi master e corsi online per la gestione di queste necessità: stanno anzi moltiplicandosi esponenzialmente. Attraverso una corretta gestione di questi aspetti, il manager della sostenibilità rappresenterà uno di quei “nuovi lavori” – come personal branding manager – di cui non si potrà più fare a meno.