Tempi di cambiamento
La trasformazione digitale è il volano che, in questi tempi di cambiamento, guida praticamente ogni azienda, mercato o professionista che voglio sbarcare – magari nuovamente – il lunario. Attraverso lo shift dei dati verso l’etere di internet, tutto il mondo sta cercando di rimanere al passo coi tempi: alcuni ci riescono, mentre altri no. Questo perché, al pari col cambiamento, deve anche esserci una adeguata gestione del cambiamento stesso, che si traduce in una serie di azioni concrete volte a mitigare – o evitare – gli impatti più duri. Introdurre un cambiamento senza trasformare abitudini e processi è infatti inutile, e può rivelarsi uno spreco di soldi, di effort e di tempo. In questo senso, sta sempre più diffondendosi – soprattutto in questo periodo di pandemia – il concetto di Change Management: un percorso di transizione che consti della situazione attuale – dove –, dell’obbiettivo da raggiungere – verso dove – e della transizione per raggiungerlo – come –. Volendo puntare a sintetizzare il concetto, una buona definizione viene in soccorso dal modello 4P, da non confondere col modello marketing 4P. Esso consta di:
- People, in quanto al centro del change management ci sono proprio le persone, i veri attori del cambiamento, che devono compiere lo shift dal proprio mindset in funzione di quello suggerito.
- Process, poiché occorre compiere una ricalibrazione dei processi di business in chiave moderna, efficace e soprattutto digitale.
- Platform, cioè le tecnologie a supporto dei lavoratori, che non devono solo essere introdotte ma anche interiorizzate nel lavoro di tutti i giorni.
- Place, quindi riconsiderare i luoghi di lavoro come aggregatori, puntando su una migliore work-life balance e sulle nuove modalità di lavoro quale lo smart working.
Attraverso questa metodologia è possibile avvantaggiarsi non solo rispetto ad obbiettivi e tempi di impiego, ma anche rispetto al budget sul piatto e al Return of Investment prefigurato.
Il design thinking
Un aiuto concreto può venire dall’applicazione di un concetto già noto a molti: il design thinking. Un approccio centrato sull’essere umano che attinge dal toolkit del designer per integrare i bisogni delle persone, le possibilità della tecnologia e i requisiti per il successo aziendale. Il design thinking si basa sui principi del design strategico e ha dunque come obiettivo quello di trovare una soluzione innovativa a un problema tenendo conto di tre aspetti: quello umano – il gradimento degli utenti –, quello economico – la sostenibilità del processo e la sua redditività – e quello tecnologico – la fattibilità del processo –. Il design thinking consta di 4 fasi di progettazione + 2 di monitoraggio. Esse sono:
- Empathize, ossia conoscere le reali necessità degli utenti
- Define, quindi costruire un punto di vista e un processo sulla base delle necessità individuate
- Ideate, dunque concepire nuove strategie e soluzioni a nuovi problemi
- Prototype, infine, creando modelli da testare sul campo che verranno poi efficientati.
Attraverso questa forma di “brainstorming condiviso”, è possibile mette in comunicazione consulente, team aziendale e clienti in funzione di una cooperazione capillare. Mentre questo approccio, se correttamente applicato, è in grado di determinare un vero cambiamento del mindset, l’approccio top-down al contrario porta spesso al fallimento di processi di innovazione.
Misurare l’efficacia
Un’efficace change management porta a una maggiore realizzazione dei benefici e al raggiungimento dei risultati. Costruire le capacità di gestione del cambiamento significa avere maggiore successo su progetti e iniziative critiche per il business aziendale. Questa metodologia di cambiamento è fondamentale, soprattutto in tempi di covid, per tutte le aziende – ma anche gli autonomi – che vogliono rimanere performanti e sopravvivere in un ambiente in costante evoluzione. Proprio grazie al susseguirsi delle tecnologie riuscire a rimanere in sella al cambiamento può davvero fare la differenza tra la vita e la morte. Non è sempre facile però: spesso e volentieri le maggiori resistenze vengono dai colleghi, o da noi stessi. Riuscire a mettere in piedi una strategia che ci conforti quando compiamo un balzo verso l’ignoto è un buon modo per tenere sotto controllo – per quanto possibile – la travolgente changement wave.
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