Chiunque almeno una volta nella vita ha dovuto confrontarsi con un pubblico a cui dover esporre qualcosa. Che fosse la tesi, un pitch o un’offerta, poco cambia: le logiche che muovono i fili del “presentare” sono sempre le stesse. Le tecniche possono essere diverse a seconda degli interlocutori, dello spazio che si occupa e del tempo a disposizione, ma esistono dei capisaldi comuni che ci permettono di massimizzare la resa delle nostre presentazioni. Partendo dagli strumenti utilizzabili, passando quindi al contenuto senza trascurare al contempo l’esposizione lineare, ogni libero professionista può ritrovarsi in mano una serie di competenze atte a rendere ciò che presenta lineare, interessante e a prova di obiezioni.
Gli strumenti
Partiamo dagli strumenti: oggi più che mai con l’avvento del digitale i supporti “fisici” delle presentazioni cambiano e si moltiplicano a dismisura. Grazie ai computer e alle tecnologie di realtà aumentata – come ad esempio le digital whiteboards – è possibile presentare un progetto a degli investitori esteri pur restando comodamente seduti a casa propria: cosa che fino a pochi anni fa sarebbe stata impensabile. Sicuramente, il primo degli strumenti a cui ognuno di noi pensa è PowerPoint: in assoluto il programma di presentazione più usato al mondo, ci permette di creare contenuti visivi freschi attraverso l’uso di slides sintetiche e lineari. Ne esistono in realtà molti altri, che possono anche essere usati come un overlay all’interno di una chiamata Zoom o Skype: è il caso di Prezi, un software di presentazione completo e di semplice utilizzo che ci permette di spezzare un po’ la monotonia delle classiche slides.
Il miglior supporto
Sicuramente, lo strumento migliore a nostra disposizione è però uno: noi stessi. Sono infatti le nostre skills personali a dare forza a ciò che presentiamo, e che possono sancirne la riuscita o meno. Bisogna ovviamente avere chiaro in mente quello che si vuol dire, ma anche in che modo dirlo. L’intonazione deve essere forte, la cadenza chiara: la qualità della voce è il primo passo per la buona riuscita della nostra presentazione. Anche le terminologie usate sono fondamentali: se presentiamo il nostro progetto a dei tecnici sapremo su quali aspetti puntare. Alla stessa maniera, se andiamo a parlare con degli investitori capiremo che ciò che interessa gli interlocutori sono i ricavi, non le metodologie usate per arrivarci. Anche il linguaggio del corpo è importante: restare in piedi ci aiuta a farci vedere di più, a patto di non manifestare un evidente stress – magari spostando continuamente il peso da una gamba all’altra –. Gesticolare troppo è una pratica da evitare, in quanto distoglie l’attenzione dalla presentazione. Infine, è bene ricordare di non cercare continuamente approvazioni da parte di chi ci ascolta: se non siamo noi i primi a credere in quello che diciamo, anche gli altri non ci crederanno.
Una struttura lineare
Tutto quello che sta intorno è molto importante, ma come organizzare la struttura della presentazione? Essa deve rispettare delle regole auree semplici, che si ritrovano all’interno dei classici metodi di stesura di un testo. Devono essere presenti:
- Un’introduzione, che caratterizzi immediatamente il discorso focalizzando l’attenzione dove vogliamo. Qui si colloca la business idea.
- Un corpo del testo, che conterrà il core di quello che presentiamo. Dovrà coprire tutti gli aspetti possibili – ad es. case study, business plan, strategy, marketing – che poi si potranno esporre o meno a seconda della situazione nascondendo o svelando determinate slides.
- Una conclusione, che tendenzialmente lasci le porte aperte a una discussione, magari ponendo alla fine una piccola candy – dall’inglese “caramella” – che possa rendere più appetibile quello che si è detto.
- Uno spazio per le domande, che è sempre meglio dare in anticipo invece che lasciare che siano gli interlocutori a richiederlo. In questo modo si stimola la conversazione.
Solo attraverso il corretto posizionamento di tutti questi mattoncini potremmo assicurare alla nostra presentazione la più alta percentuale di riuscita.
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Si ringrazia la Relatrice Riccarda Bonfanti.
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